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Come far canestro nel Collio: Dario Raccaro

  • Come far canestro nel Collio: Dario Raccaro


La pallacanestro era la passione sportiva di Dario Raccaro, trasmessa anche al figlio Paolo, e non è difficile immaginare questi due “giganti” alle prese con il “tabellone”. Ma oltre alla passione per lo sport, Dario è riuscito a trasmettere anche quella per il vino ai propri figli, Paolo appunto, e Luca, per la cronaca atleta di spicco del pattinaggio artistico.

La storia contadina dei Raccaro ha radici profonde, e da fine anni ’60 giunse a un punto di svolta specializzando la produzione sulla viticoltura.  Ma è fin dal 1928 che i Raccaro occupano un podere alla base del Monte Quarin, a due passi dalla Chiesa di Sant’Apollonia, in una delle aree più vocate del Collio, dove storicamente i terreni sono sempre stati vitati, e contesi tra i piccoli produttori locali. Le sue vigne principali sono esposte ad est, ad una quota tra 180 e 200 metri, e poggiano sui suoli ben drenanti di Flysch di Cormons, localmente detto ponca. Condizioni che, insieme alla costante ventilazione della bora, danno equilibrio allo sviluppo delle viti, favorendo equilibrio idrico anche a fronte delle frequenti precipitazioni che caratterizzano la regione.

Il top della produzione si concentra forse nel cru di Vigna del Rolat, dove le piante vantano età di oltre 50 anni, con alcuni reimpianti trentennali, e mezzo ettaro ricostituito nel 2005 con una selezione massale delle vecchie piante di tocai. L’agricoltura è attenta a mantenere la sanità delle piante e a preservarne una produzione equilibrata, mantenendo i terreni inerbiti e limitando gli interventi. E per questo davvero impegnativa si è rivelata l’annata 2014, con grossi problemi di marciume, che hanno causato drastiche riduzioni delle quantità prodotte.

Dal 1986 Dario vinifica e imbottiglia, senza particolari interventi di cantina, lavorando i bianchi in acciaio, puntando alla valorizzazione del vitigno in chiave tradizionale, senza inseguire mode ma cercando di fare emergere il potenziale del territorio e delle vecchie piante. Filtra e solfita, per avere vini puliti e stabili, ma nulla più.

Dario mostra una viscerale passione per il vino, e si accende in un attimo parlando del Tocai friulano, di cui vanta una delle migliori espressioni in circolazione, come dimostrato ad esempio con l’annata 2006, proclamata miglior vino bianco d’Italia dalla guida Vini d’Italia 2008 (allora Gambero Rosso/Slow Food). E’ generoso nel raccontare e nel versare i suoi vini, di cui discute apertamente, orgoglioso del proprio lavoro e cosciente del grande patrimonio vitivinicolo in suo possesso.

Iniziamo gli assaggi col Friulano Vigna del Rolat 2014, che mostra i limiti dell’annata con una materia meno piena rispetto ad altre annate più classiche, ma rimane coerente con lo stile di Dario. Profumi nitidi di fiori bianchi ed erbe di campo, pera e mela, lavanda e cereali. Tra gli accorgimenti dell’annata una vendemmia anticipata e la mallolattica svolta. Il risultato in bocca è un vino rotondo e pieno, con bel frutto e un finale dove si espande abbastanza agile, con giusto calore e una sottile sapidità. Non resterà negli annali ma gioca tutte le sue carte migliori.

Il Collio Malvasia 2014 (solo 5000 bottiglie prodotte) ha origine su Monte Quarin sin dal 1928, quando la malvasia non la voleva nessuno e la vendevano solo a Trieste. Ma la sorte e la caparbietà familiare hanno voluto che la mantenessero sempre in vigneto, ed oggi regala in quest’annata una versione davvero accattivante, giocata su purezza e slancio. Fiore dolce di lavanda, agrume di pompelmo e fini note di mandorla anticipano una bocca vibrante, fresca, molto raffinata che allunga su ritorni agrumati e sapidità rocciosa. Espressione luminosa ed elegante di un’annata controversa.

Il Collio Bianco 2014 è tipicamente un uvaggio, da Dario realizzato per unire pinot grigio, di cui dispone piccole quantità e sauvignon, talvolta con una minima quota di malvasia e friulano. Contrariamente a molti colleghi, persegue la medesima strada degli altri suoi bianchi, optando unicamente per l’acciaio come mezzo di affinamento. Nessuna opulenza nel suo profilo, legato a note eleganti di pera e mentuccia, con sbuffi minerali di pietra focaia. In bocca mostra buona struttura, armonia piena e una bella progressione, con fini note erbacee dolci e un bell’intreccio acido-sapido.

Come detto la generosità è di casa da Raccaro e Dario lo conferma offrendoci anche un paio di assaggi dal 2013, annata piuttosto secca, ma meno della 2012, che aveva prodotto grande stress idrico nei vigneti.

Il Friulano Vigna del Rolat 2013 racconta un’altra storia, lasciando più spazio a frutti maturi di albicocca, pera e mela, e piacevoli refoli di menta. L’assaggio mostra potenza, calore ben sostenuto e un finale largo, con accenni di liquirizia e lavanda e una saporita chiusura su frutti a polpa bianca.

Produzione di nicchia per il Merlot 2013, vino dalle bassissime rese, solo 30 quintali di uva per ettaro in vigna, con raccolta verso fine settembre. Vino affinato in barrique per 12 mesi, ancora in piena gioventù e giocato su note di frutti scuri di more e fragole confit, con tannino già ben domato ma un saldo di legno ancora da integrare al meglio. Pregevole la beva e il tocco salato finale, la firma del territorio anche su questo rosso.