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Dei giornalisti e dei blogger, chi dovrebbe informare sul vino?

  • Dei giornalisti e dei blogger, chi dovrebbe informare sul vino?


Sono giorni funesti per il vino italiano, ma la maggioranza della gente non ne sa nulla. Voi che state leggendo questo articolo magari lo sapete, perché da buoni appassionati seguite decine di vignaioli sui social, e avete appreso dei danni devastanti fatti dal meteo in questi ultimi giorni, attraverso foto di vigne martoriate dal freddo, immagini che parlano da sole.
Prima tempeste e grandinate che hanno falciato i teneri germogli di molte viti in giro per lo stivale, poi in questi giorni le gelate, tardive ed impreviste, dopo una primavera anticipata (ma siccitosa) che aveva inverdito in fretta i campi italiani. Solo settimana scorsa avevo visto i primi fiori in vite, prossimi a schiudersi. Ero in Veneto, per le fiere dedicate al vino, ça va sans dire, ed anche in quelle zone la scodata d’inverno è stata inclemente.
Ora il gelo, e la sua morsa che non lascia scampo. Se le temperature si abbassano, con cielo sereno e poco vento, e ancor peggio con alte umidità, la sorte dei tralci nuovi (o delle intere piante giovani) è condannata ad una prematura morte. Non sono esperto di agronomia e non so se qualcosa si salverà. Qualche potatura di soccorso magari farà riprendere la vegetazione, davvero non ho le basi tecniche per saperlo, ma non posso che sperarci, mentre scorro sui social le foto di tralci piegati dal gelo e foglie ingrigite, che il giorno prima brillavano di linfa e attendevano il corso di una nuova stagione.
La situazione è drammatica, ma contro il meteo non ci possiamo arrabbiare. Inorridisco invece davanti 
all’informazione. Non ho letto notizie, né sentito servizi alla radio o in TV (ok che ne guardo poca). E allora questi giornalisti che, talvolta a ragione, si scagliano contro il web 2.0, contro i blogger che gli rubano il mestiere (spesso senza guadagnarci granché peraltro), perché non stanno raccontando della disgrazia per la viticoltura, ma non solo, per l’agricoltura tutta italiana? Perché sembra consolidarsi questo distacco tra realtà del paese (la viticoltura è un comparto fondamentale) e informazione, e quindi, di rimando, disinformazione del consumatore? Perché si alza un polverone se l’Alitalia va in rosso per l’ennesima volta e nessuno si allarma se l’agricoltura è messa in ginocchio? Dove sono questi paladini dell’informazione quando una tragedia colpisce un intero comparto?
Al consumatore, in fin dei conti, interesserà poco, la frutta e la verdura arrivano dal resto del mondo a prezzi ipercompetitivi (ma con che costi per il pianeta e per la nostra salute?), e chi frequenta il supermercato spesso si accontenterà senza batter ciglio di un prodotto alternativo. Ma c’è differenza per la viticoltura, anche per il fatto che il prodotto finito, il vino, arriva in commercio a grande distanza temporale dagli eventi climatici che lo hanno condizionato, e siamo una generazione dalla memoria corta.
Se sei vignaiolo, e fai vino, lo fai con la tua uva, nella DOC ci vanno uve della tua DOC, la IGT magari allarga i confini ma tant’è, quando intere denominazioni sono duramente colpite il danno è ampio, si rischia di perdere una grande fetta di produzione. Produzione che rappresenta oltretutto un fiore all’occhiello dell’export italiano. Sì perché se i vignaioli dovessero vivere con quel che si beve in Italia avrebbero già espiantato vigna e piantato pannelli fotovoltaici. Ma è importante ricordare che i vini di qualità del nostro paese sono riconosciuti e sempre più ricercati all’estero, con un trend in forte crescita negli ultimi anni, grazie anche a nuove economie in espansione (leggi Asia).
Quindi tornando al topic principale: tocca a noi scribacchini da tastiera e smartphone cercare di rilanciare la notizia che in Italia stanno gelando i vigneti, e l’annata 2017 si preannuncia già delle più difficili? Ricordiamocelo quando arriveranno i vini di questo millesimo, che magari costeranno di più, saranno differenti, o magari non troveremo etichette a cui siamo abituati, semplicemente perché purtroppo non riusciranno a produrle, perché l’intera vigna è andata perduta.
Non è per fare allarmismi, ma è bene portare rispetto per il lavoro di chi dipende non solo da mode e mercati, ma anche, tanto, dalle sorti decise dal clima e dal meteo.E’ bene ricordarsi di questo e scegliere con cognizione di causa.
Piccola appendice ulteriormente triste. Abbiamo perso sempre in questi giorni, alla lodevole età di quasi 96 anni, Nello Baricci (nella foto con Carlin Petrini), pilastro fondante del Consorzio del Brunello di Montalcino, che fortunatamente ha lasciato in eredità ai nipoti il suo sapere e le proprie vigne. Le TV piangono Gianni Boncompagni, noi appassionati di vino alziamo un calice di sangiovese ad un uomo che ha contribuito enormemente a renderlo grande, e brindiamo a lui, che ci ha regalato emozioni vere, nate dal suo duro e appassionato lavoro di vignaiolo.