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Matelica e Jesi ‘Verdicchio o verdicchi?’

  • Matelica e Jesi ‘Verdicchio o verdicchi?’


verdicchio
Il Verdicchio è sicuramente la più importante espressione enologica delle Marche.
Un vitigno a bacca bianca che dona vini tra i più longevi e complessi del nostro paese.
Ma in realtà si dovrebbe parlare al plurale per le tante sfaccettature dello stesso vino date, in primis, dai diversi territori di provenienza, e poi, dalla sua capacità produttiva, che ne offre una gamma capace di andare dallo spumante metodo classico al vino fermo affinato in legno o acciaio, dal passito al muffato.
Le aree che donano maggiori caratteristiche a questo sorprendente vitigno sono sicuramente quelle di Jesi e di Matelica.

Qui subito i disciplinari si diversificano e troviamo le due grandi DOCG: Verdicchio dei Castelli di JesiRiserva e Verdicchio di Matelica Riserva, con le loro DOC di ricaduta, Verdicchio dei Castelli di Jesi e Verdicchio di Matelica.
Ma come si diversificano questi territori?
Jesi, area più vasta, con i suoi vigneti scorre da ovest verso est, tra le montagne e il mare Adriatico, lungo il fiume Esino, mentre Matelica, le cui vigne vanno per la maggiore da nord verso sud, non ha comunicazione con il mare e di conseguenza il suo clima è di tipo continentale. Pur essendo sostanzialmente simili dal punto di vista geologico, con terreni prevalentemente calcareo – argillosi, le principali divergenze emergono proprio dall’orientamento delle vigne e dal clima, nonché dalla mano dell’uomo.
Il Verdicchio era conosciuto solo per la sua trovata mediatica come “il vino nella bottiglia a forma di anfora” e le maggior parte delle cantine si concentrò sulla quantità trascurando la qualità. Fortunatamente alcuni produttori diedero inizio ad una svolta qualitativa, migliorandone la produzione e portando il Verdicchio a essere simbolo di tipicità enologica regionale e persino italiana, tanto che fu proclamato “Vino Campione di Italia”. Tra questi produttori possiamo ricordare: La Monacesca, Villa Bucci, Garofoli, Umani Ronchi; ma anche i piccoli produttori si stanno distinguendo per la loro ottima qualità, donando un valore aggiunto alla regione Marche.
Ovviamente i due territori donano al vino caratteristiche organolettiche diverse.
Nel Verdicchio di Matelica, un “bianco vestito di rosso” (come viene definito dai migliori degustatori), la freschezza è più evidente, il bouquet di naso è caratterizzato da sensazioni erbacee e floreali, ma nella sua longevità la terziarizzazione delle sue componenti aromatiche dona sentori minerali.
Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, anch’esso capace di evolversi con il tempo, ha percezioni olfattive delicatamente fruttate, tipiche del verdicchio giovane, e raggiunge con la maturità note vegetali e minerali in continua evoluzione, anche oltre i dieci anni dalla vendemmia. A livello visivo mantiene un colore dalle ”nuances” verdoline, luminosissimo a dispetto del tempo trascorso, come si conviene ai grandi vini.mappamarche
Due Verdicchio: vicini ma diversi. Versatili a tutto tondo, spesso con una nota mandorlata finale.
La tipologia del metodo Charmat caratterizzata da vini freschi e con profumi giovani di pronta beva, adatti ad antipasti di pesce di mare, mentre quella del metodo classico raggiunge note di miele e castagno, con una struttura più robusta adatti a tutto pasto; il Verdicchio fermo, adatto a primi piatti ma se poi abbiamo un verdicchio riserva al tavolo è certo ottimo anche con carni bianche, arrosti, dato la sua ottima struttura. E per finire in dolcezza il Verdicchio passito ottimo per dolci ma se ci capita un Passito Muffato può benissimo accostarsi a formaggi erborinati.
Non rimane che provarli tutti.