0

L’Etna! Vitigno autoctono e uomo autoctono, Il Nerello Mascalese in degustazione

  • L’Etna! Vitigno autoctono e uomo autoctono, Il Nerello Mascalese in degustazione

Don Peppi!! Comè questo vino?  ‘E’ bello… lu sapi’’

Don Peppino che regina (uva ) ha!  ’chesto e scemo a’ nostra siamo ca’, che uva voi che abbia’   Ma quale? chidda nera’    E la vigna come piantata  ‘e’ chiantata a nostrana’.

L’uomo autoctono che conosce a fondo il suo vitigno autoctono,  un ambiente  ostile fatto di terrazzamenti con muretti di pietra, di eruzioni e colate laviche, di neve, l’uomo che si adatta nei secoli alla sua terra. Ne nasce un vino che sa di Etna che deve rispettare fedelmente la sua realtà, spesso vigne a piede franco che vivono con e più dell’uomo, Definita la nuova Borgogna dove il Nerello Mascalese trova solo li la sua massima espressione come il pinot nero in Borgogna o il nebbiolo nelle Langhe. Come il pinot nero manca degli antociani acilati che danno colore intenso, un vino con l’acidità, bevibilità e l’eleganza del nord e la forza del sud che si esprime nella sua struttura e alcolicità, terra unica per il terreno vulcanico  vario, fatto di colate e di ceneri diverse di altitudini importanti e  escursioni termiche elevate. A pochi metri di distanza vini unici.

Escursione sull’Etna

Il Nerello Mascalese è un vitigno a bacca rossa autoctono della Sicilia, specificatamente della parte orientale dell’isola. Con la fondazione di Naxos nel 734, di Zancle nel 730 e di Catania nel 728 i Greci importarono le talee ed il culto di Dioniso dapprima nel catanese e nel messinese poi all’interno fino alle pendici dell’Etna, dove il vitigno trovò a nord i terreni vulcanici più adatti alla produzione del vino.

Viene coltivato quasi solo nella zona di Mascali su terreni ricoperti dalle ricorrenti colate laviche dell’Etna. Ha lunghi grappoli cilindrici e dei chicchi di medie dimensioni dai colori molto chiari e medie concentrazioni di pruina. La sua maturazione è tardiva, nella seconda metà di ottobre. Era ed è ancora tradizionalmente allevato ad alberello ma negli ultimi decenni è stato spesso convertito al cordone speronato.

Nella Doc Etna viene assemblato in purezza oppure assieme al il suo parente stretto, il Nerello Cappuccio, presente al massimo per il 20%. I vini si colorano di un rosso rubino sempre trasparente e virano su toni arancio e mattone nell’affinamento, di norma frequente grazie alla sua ottima acidità. La gamma olfattiva è generalmente delicata e complessa, con aromi spiccati forniti dal territorio vulcanico. Nota caratteristica è inoltre un tannino sempre presente, vivace ma levigato. Fedeli interpreti del loro territorio straordinario, questi vini raggiungono di solito livelli qualitativi molto alti, molto diversi a seconda dell’annata, indiscutibilmente eleganti.

Degustazione dei Vini dell’Etna

Con i piedi sotto il tavolo ed accesa l’ immaginazione, saliamo sul cratere.Da quassu’ è bellissimo, a 360 gradi. Montagna e mare, freddo e caldo, basalti e sabbie, il vulcano è così, estremo, fuoco e neve, un posto dove anche la terribile phillossera ha perso e vecchie piante di vite a piede franco ci raccontano le storie dei contadini di questa Sicilia.Il Nerello Mascalese vuole essere questa Sicilia, il vulcano stesso. Eccolo quindi nutrirsi della terra etnea per trasmetterci la variegata e perenne mineralità delle terre vulcaniche, delle grandi escursioni termiche per creare un corredo di profumi ed aromi tipici ma sempre accattivanti che, a volte, si arricchiscono di vento e di fumo.


La natura, il territorio, vogliono sostenibilità ed eccoli quindi dare al nerello il nervo, le spalle, per convivere con la grande montagna, acidità e tannino, una bella faccia fresca con piccole rughe d’espressione che ne fanno un “tipo”. Il colore di un rosso sempre trasparente, le note di frutta gialla e la scia minerale completano il quadro generale del nerello mascalese, un vitigno dalle grandi potenzialità di sviluppo in purezza, in queste terre spesso soprannominate la “Borgogna italiana” che preferisco chiamare semplicemente terre dell’Etna, laboratori a cielo aperto, che dovrebbero preservare le antiche tecniche e quella faccia nera ma sorridente del vulcano, identitaria ed antica, che non va “lavata”.


Entree

Spumante Murgo Metodo Classico Nerello Mascalese

Paglierino tenue, fine perlage, fresco e sapido, il lievito e’ un vento delicato che soffia verso l’agrumeto, sotto il vulcano. Cremoso con finale ammandorlato.

Prima batteria

Murgo Etna Rosso Doc 2012

 Di raspatura e pigiatura delle uve. Macerazione a temperatura controllata (28-29°C) con lieviti selezionati in tini in acciaio inox per 7-8 giorni. Dopo la svinatura il vino viene affinato per 6-8   mesi nelle tipiche botti in castagno dell’Etna (di capacità 30-130 hl) e quindi assemblato e travasato nella cantina sotterranea dove riposa in tini in acciaio inox fino al momento   dell’imbottigliamento che viene effettuato in più volte, dopo almeno un anno dalla vendemmia. Dopo l’imbottigliamento, le bottiglie vengono affinate per almeno tre mesi.

 Rubino brillante e trasparente, piccoli frutti rossi, ribes, lamponi e spezie dolci. Tipicamente minerale, fresco e con un tannino rotondo è un vino che invita, facile e di buona persistenza,  un   vino in blue-jeans. Arancini al ragu’.


Calabretta Gaio Gaio Triple A 2011

 Vinificazione con pressatura soffice, defecazione statica, fermentazione con lieviti naturali a temperaturta controllata in botti piccole e affinamento in contenitori di acciaio. Il Suolo è vulcanico,   sabbia mista a sassi e pietre. Solo nerello mascalese con lavorazione in biologico e impianto ad alberello con piante basse disposte a filare e con densità media dei ceppi per ha di 5750, l’ età   media del vigneto è 5 anni  la vendemmia è manuale.

 Biologico, rosso granato con riflessi arancio, intenso e complesso, fiori e frutta secchi, tabacco e spezie, cotognata, sentori gialli, su scia balsamica. Fresco e amaricante è un vino   dalle inattese armonie dissonanti e affascinanti che sa di vulcano.  Carbonara ricca.


Cusumano Alta Mora Doc 2013

 Vigneti a Castiglione di Sicilia, nelle contrade Verzella, Pietramarina e Porcaria con Uve 100% Nerello Mascalese. L’Età media dei vigneti 20 anni e l’allevamento è ad alberello e spalliera con   rese di  70 quintali per ettaro. La vendemmia si esegue manualmente nella  seconda decade di ottobre raccolta in cassette. La diraspatura e pressatura sono soffici, macerazione a 28°C per   circa 12 giorni. Malolattica in acciaio e successivo affinamento in botti grandi da 25hl

 Intenso e di buona complessita’, frutti rossi, ribes nero, spezie dolci, è un vino elegante che sa farsi apprezzare, fresco, curato ed immediato. Tonno rosso con granella di pistacchio.


Seconda batteria

Tascante Ghiaia Nera doc 2012

 Vigneti giovani nella contrada Piano Dario, versante Nord-Est del vulcano Etna. Novantotto terrazze, circondate da boschi di castagno e roverella, biodiversità che determina la   personalità dei vini. Tannini morbidi, buona bevibilità e freschezza. Botti di rovere da 60 hl per 12 mesi, un legno non invasivo come richiede il Nerello.

 Rubino consistente, intenso e complesso, spezie, frutti rossi e neri, scia fume’. E’ un vino dai toni arrotondati, rilassante. Tramonto sul cratere.



Passopisciaro Contrada Rampante doc 2012

 Contrada molto alta situata a oltre mille metri, dove i terreni sono più sabbiosi, ossidati, di lava molto antica. E’ il cru delle vendemmie più tarde.  Il vino ha purezza, acidità, grande levità e   durevolezza. Piante di nerello mascalese di oltre 100 anni, 1,7 ha. Nel versante nord dell’Etna nel comune di Castiglione di Sicilia

  Vino d’altura molto consistente, intenso e complesso, frutta candita rossa e gialla, rabarbaro e spezie, roccia. Caldo ed avvolgente, è un vino rotondo come il cratere. Identitario,   stupendo! Gradi 15,5 assolutamente inavvertibili.



Tenuta Terre Nere Feudo di mezzo doc 2011

 Il produttore Marco De Grazia è lui il protagonista e, per molti, la guida della rivoluzione del Barolo Boys nelle Langhe, a partire dagli anni ’80 e amante dei Pinot di Borgogna. Chiede e dopo   anni ottiene la suddivisione in contrade come avviene nelle Langhe con i cru. Prima la vendemmia si faceva tutta insieme, ora invece abbiamo vendemmie diversificate a seconda del terreno   e  della contrada. Il vino Feudo di Mezzo è forse la più grande contrada della D.O.C. Etna: di carattere omogeneo, ma con variazioni qualitative evidenti. Un pò come si potrebbe dire di Clos   de Vougeot in Borgogna. 

  Vino complesso e completo in ogni sfumatura, c’è tutto in ordine e  nelle giuste proporzioni. E’ ancora nervoso, giovane e scoppiettante come fresca brace. Fra qualche anno vulcano di   razza.

Terza batteria

Tenuta Fessina Musumeci doc 2008

 Recante anche in etichetta l’anima di Fessina, l’antico palmento del Settecento in pietra lavica. Prodotto a Rovittello, a 670 mt slm nel versante settentrionale del vulcano da una selezione   degli   alberelli di Nerello Mascalese più vecchi, centenari matura  in e grandi botti da 35 hl.ù

 Vino intenso, complesso  e fine. Vulcanite in spolvero, ciliegia e cassis, fiori secchi e spezie dolci. Beva emozionante. Cena o dopocena elegante.


 

Tenuta Terre Nere “La vigna di Don Peppino” Prefilossera doc 2009

 La leggendaria vigna Don Peppino è il vignaiolo che ha coltivato questa vigna con dedizione e competenza per 70 anni, consegnandola splendidamente conservata all’arrivo di Marco De   Grazia. Da qui viene un vino unico al mondo: sia perché frutto di piante “nobili” e rare, esprime l’antica quintessenza del Nerello. A Calderara Sottana, località Randazzo 600/650 metri  in un   vigneto di circa quattro ettari ci sono due particelle che sono sopravvissute alla fillossera. Terreno con altissima percentuale di scheletro le pietre affiorano. Hanno dunque circa 130-140 anni,   e sono franche di piede.

 Vulcano puro, mani esperte, piante rare. Traduzione in vino dell’essenza e della tradizione del nerello etneo. Intenso e complesso, fresco, potente ed avvolgente, il vulcano entra in ogni   sua   nota. Lo vedi davanti.


Benanti “Serra della Contessa” doc 2000

 Il feudo ‘Serra della Contessa’ appare in un documento scritto in latino già nel 1474 nel quale la contessa prende in lavorazione le vigne, il monte dove si trova è il monte Serra a Viagrande,   piante vecchie di cent’anni e talune a piede franco  500 mt d’altitudine. 

 Aristocratica emozione per questo vino che racconta il vulcano con l’eleganza che si confà ad una “contessa”. I profumi entrano ad uno a uno con ordine, così come scorre al palato,   morbido   ma con una eco minerale mai leziosa.

 Che voglia di andare sull’Etna, ce lo siamo promessi!!



Sommelier  Stefano Della Sera