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‘Il Gin’ Questo grande distillato.

  • ‘Il Gin’ Questo grande distillato.

Nonostante il gin abbia una lunga storia, da qualche tempo c’è in Italia un incredibile consumo. Questo ci spinge a conoscerlo meglio e cercare di capire se è un fenomeno passeggero oppure no.

Esistono più di sessantacinque tipi di ginepro, ma che cos’è?

II ginepro, Juniperus communis della famiglia delle Cupressaceae, può raggiungere  l’altezza di due metri con foglie raccolte in gruppetti di tre, appuntite e pungenti. Fiorisce in marzo e sviluppa bacche grosse quanto un pisello, di colore nero-azzurro che contengono gineprina, un olio volatile.
In Italia nei monasteri benedettini già nell’XI secolo si produceva  un liquore a base di acquavite e di ginepro. Apprezzato nel medioevo per le sue doti curative per lo stomaco, già conosciuto dagli egizi che lo usavano per imbalsamare, mentre l’uomo primitivo se ne nutriva con le sue
Dai monasteri italiani nasce probabilmente il primo gin derivato dal ginepro una conifera coltivata  nelle colline intorno a Salerno, dove crescevano piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti. Nel Compendium Salernita, se ne parla già nel 1055  un distillato di vino, infuso con bacche di ginepro.

Dobbiamo aspettare il  1200 per conoscere un cordiale fatto con diversi botanicals, fu Pedro Julião poi successivamente Papa Giovanni XXI, a parlare  in un trattato di  un  tipo di proto-gin definito “acqua degli occhi” composto da diverse erbe botaniche e spezie.
Nei conventi Benedettini nascono le prime ricette che troviamo ancora oggi in commercio, come per esempio il cordiale Bénédictine , prodotto per la prima volta nell’abbazia di Fécamp, in Normandia, dal monaco benedettino Bernardo Vincelli.

La diffusione dei primi veri e propri distillati avviene tra il 1200 e il 1300 con i prime  distillazioni multiple per rendere il distillato più puro.
Noi da buoni campanilisti amiamo credere che siamo stati i primi a produrre quello che sarebbe diventato l’attuale gin, però per questi grandi distillati difficilmente si riesce a discernere la storia dalla leggenda e il gin non si sottrae a questa regola.

Altri vogliono che la storia del gin nasca in Olanda, da un farmacista Olandese, tale Sylvius Franciscus, medico e professore dell’Università di Leiden, che nel XVII secolo sperimentò usando alcool di grano e bacche di ginepro  un rimedio per i disturbi di stomaco e dei reni.
Con il passare del tempo quindi, da medicamento il gin divenne una bevanda alcolica. Inizialmente per la produzione di gin si utilizzava l’olio delle bacche di ginepro in infusione con l’alcol. Gli Inglesi misero in infusione  le bacche con coriandolo, scorza di arancia e altri vegetali per arrotondarne il profumo ed il sapore, nacque il gin Inglese il “London dry gin”. Il London dry gin è diverso dall’olandese genevar che ha  una dolcezza derivata dall’uso di segale, grano e malto d’orzo.
In Olanda si utilizza il metodo della distillazione di alcol da cereali (orzo, mais, segala e altri ancora) mescolato a bacche di ginepro ed altre piante aromatiche.
In Gran Bretagna si usa un alcool etilico neutro che si aromatizza con bacche di ginepro, coriandolo, erbe aromatiche (anice e finocchio, scorza di limone e di arancio, radice di liquirizia, angelica, giaggiolo, cardamomo, cumino e mandorle). L’acquavite che si ottiene  viene sottoposta ad un’ulteriore distillazione ecco il “London dry gin”.

Non pensiamo che gli attuali gin  siano  simili ai vecchi genever che usavano tre cereali, un distillato impuro con forti sentori di granaglia;  i gin di oggi usano alcool neutro di origine cereale, molto più simili a una vodka, con principi botanici che variano da 7 a 19.
Essenze botaniche che vanno dalla buccia del limone, dell’arancia sia dolce che amara, del pompelmo e del lime, mandarino, timo, coriandolo,limone, cannella, menta piperita, camomilla, anice,arancio dolce, mandorla, cardamomo e mango. Addirittura nell’ Elephant Gin  elephandall’Africa  il frutto gigante del baobab di Savannah, la pianta di buchu (dal sapore simile al ribes nero) e assenzio africano oppure utilizzando la formica rossa del legno, Formica Rufa, proveniente dalle foreste del Kent.

Senza entrare nello specifico  di come si produce il gin, diciamo che le  direttive Europee ne riconoscono solo due quello della distillazione e quello dell’aromatizzazione di uno spirito. Inoltre  può essere prodotto con tre tecniche distinte, distillazione, percolazione e macerazione, molti liquorifici poi producono direttamente  le essenze necessarie alla produzione.

Il gin Old Tom e Sloe nella declinazione alla prugna dolci da fine pasto e meditazione magari quelli che abbiano spezie similari ai piatti mangiati. Lo Sloe può abbinarsi a crostatine di frutti rossi.
Maialino sardo cotto con bacche di mirto in bel gin Old Tom, il gin con Indian Tonic Water richiestissimo, possiamo abbinarlo con piatti della cucina Indiana Malesiana speziata e con curry.
I Genever olandesi assomigliano a whisky sono più dolci, si bevono quindi lisci o con coca cola.

Ora che ognuno di noi conosce qualche cosa in più su questo richiestissimo distillato può rispondere meglio alla domanda: è una moda oppure no?
Sicuramente un prodotto che ha una lunga storia, un prodotto medico un prodotto con innumerevoli sfaccettature complessità e gusto e che ha i suoi abbinamenti con il cibo.

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