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Godiamoci il vino, e ringraziamo i vignaioli!

  • Godiamoci il vino, e ringraziamo i vignaioli!

Poco tempo fa in occasione di una visita ad un amico vignaiolo mi è capitato di toccare con mano un problema di quelli con cui chi fa quel lavoro deve convivere continuamente. Siamo andati nel suo vigneto di albana, sulla collina di Polenta, in areale Bertinoro. Era qualche giorno che non rivedeva le sue piante e la sorpresa è stata durissima. Peronospora (qui un bell’articolo di approfondimento) in pieno attacco, grappoli da poco allegati, segnati in gran parte dalla malattia. Ad occhio era facile stimare quasi un 30% di perdite.

Immediata la chiamata alla madre, che si occupa dei lavori in vigna. Era sabato ed il nuovo trattamento era previsto per lunedì. Premessa: l’azienda di cui parlo lavora in biologico dal 1998, e i trattamenti constano solo di rame e zolfo, non certo di bombe antiparassitarie e sistemici. In questo caso le coperture sono brevi, ed il trattamento si contava di ripeterlo dopo 10 giorni dal precedente. Un finale di primavera infausto però, fatto di piogge e successivi scoppi di sole, ha favorito il propagarsi di patogeni, offrendo le migliori condizioni: caldo e umidità. Immediata la corsa ai ripari, consultando l’agronomo e decidendo di trattare l’indomani, con le previsioni che minacciavano nuove piogge nei giorni a venire.

E’ forte lo sconforto di chi vede il suo lavoro rovinato, per una piccola distrazione o per le condizioni avverse. Ma è altrettanto forte la volontà e la caparbietà nel cercare di salvare il salvabile, portare avanti i grappoli rimasti, dare nuovo slancio alle piante.

Per noi il vino è un prodotto di godimento, ci offre divertimento, relax, condivisione, gusto. Lo vediamo come un elemento dionisiaco e ci sbizzarriamo nel ricercarci profumi, aromi, a confrontare annate, o per i meno appassionati a compiacersi semplicemente della sua effettiva o decantata bontà.

E nella maggior parte dei casi non ci si sofferma a pensare al lavoro profuso a monte, per portare nel nostro calice quel vino. Ma per fare vino, fino a prova contraria, bisogna partire dalle uve, e bisogna portarne a casa di buone ed in quantità adeguata, perché se per noi consumatori il vino è piacere, oltre che bene di consumo, per chi lo produce è fonte di reddito, ma prima di questo è fonte di sacrifici e spese, che bisogna ripagare.

Ma contro il buon impegno dei vignaioli ci si mette spesso il clima, basti pensare alle gelate prima e alle grandinate poi che hanno falciato i vigneti dello Chablis questa primavera, per citare l’esempio più clamoroso, ma allo stesso modo tali problemi hanno colpito regioni meno famose nel mondo, specie nel nord Italia. Ed è notizia di pochi giorni fa un susseguirsi di grandinate in Romagna, con tante vigne di media collina colpite significativamente.

Mi piace pensare quanto impegno mettano gli agricoltori tutti nel salvare il loro prodotto, ed i vignaioli in particolare, con lo scopo di avere una materia prima di qualità per il proprio vino. La recente annata 2014 è stata emblematica, con un’estate quasi autunnale, dove il sole salvo rare oasi (vedi Dolceacqua) è stato parco di comparse, soppiantato spesso da nubi, piogge e grandinate. In quell’annata è facile incontrare vini (rossi) segnati da note verdi, striature leggermente acerbe, ma non storciamo il naso, e godiamone le caratteristiche buone, specie nei vini di chi è stato bravo a ripulire le uve, selezionare e portare a maturazione i pochi grappoli sani. E magari tra qualche anno scopriremo grandi doti di evoluzione nei vini delle annate più sfortunate, che è poi una delle cose più sorprendenti di questo pazzo mondo del vino.

Quindi in ogni caso, quando stappiamo una bottiglia, ricordiamo il lavoro di chi ha cresciuto e raccolto quelle uve, e ogni tanto un piccolo grazie mandiamoglielo mentre sorseggiamo il nostro bicchiere.