Barolo Massolino a Serralunga. La forza della tradizione
Tradizionalisti modernisti i ‘Barolo Boys’
Fino al 1968 le Langhe erano ancora una terra povera dove si lavorava con i buoi e dove si produceva un Barolo con pochi mezzi, poca tecnologia, botti vecchie, poca pulizia e spesso le botti erano tenute in locali con gli animali. Il Barolo che si otteneva era difficile da bere, squilibrato, con tanti tannini, e ci volevano anni e anni di invecchiamento per addomesticarlo. Allora la stragrande maggioranza delle uve veniva comprata da commercianti, a prezzi irrisori.
Elio Altare comincia a chiedersi perchè i francesi riescano a vendere l’ uva a dieci-venti volte il prezzo della loro. Così va in Francia senza soldi, dormendo in macchina, e al ritorno distrugge (e per questo viene diseredato) le botti vecchie del padre.
Comincia con altri giovani produttori a fare un Barolo in barrique, più colorato, più morbido, pronto alla beva in poco tempo. Tra questi, Clerico, Correggia, Minuto, Rivetti Sandrone, Scavino e Chiara Boschis affittano due furgoni e vanno alla conquista dell’America. Una rilevanza mediatica impressionante, un successo di vendite, perché era questo che volevano bere gli americani.
Parker dà 100/100 a tutta un’annata, a breve sarebbero entrati più soldi che in cento anni di storia. C’è chi li ha ammirati e chi li ha criticati, di certo i nuovi capitali hanno permesso di acquistare nuove tecnologie e di dare spinta a una zona che stava morendo.
Ora sicuramente c’è un ritorno al barolo tradizionale che è quello delle botti grandi del ‘citrico’ Rinaldi, di Mascarello, di Massolino e anche parecchi irriducibili ‘Barolo Boys’ dal 2008 stanno riacquistando botti grandi.
I Massolino hanno cercato di dare valore sempre alla identità della loro terra, cercando di non cedere mai alla tentazione di cambiare per fare fortuna. La barrique non doveva modificare le caratteristiche di eleganza, acidità, complessità del nebbiolo che sarebbe diventato Barolo, quella unicità data dal terreno, dalla posizione, che a distanza di pochi metri danno prodotti con una loro identità che ne fanno dei grandi cru diversi l’uno dall’altro.
Siamo in terreni formatisi in periodo Elveziano di origine marina, marnosi e calcarei con depositi di ossidi di ferro , con acidità superiore e tannini potenti.
I vini di Serralunga hanno una grande longevità, vini che da giovani potrebbero risultare chiusi per evolvere poi nel tempo. Queste uve erano un tempo le preferite dai commercianti, che acquistavano soprattutto in questa zona.
Certamente la caratteristica del Barolo è l’evoluzione nel tempo, però oggi si produce molto meno con maturazioni diverse, con tannini più rotondi e morbidi quindi avremo grosse sorprese anche da Barolo tradizionali giovani.
Il nebbiolo viene vendemmiato molto tardi dopo la metà di ottobre, manualmente si seleziona l’uva più bella raccolta e portata velocemente in azienda. Una volta eliminati i raspi con pigiadiraspatrice viene messa in botti e entro un paio di giorni comincia la fermentazione con soli lieviti presenti nelle bucce. La temperatura viene mantenuta a 30/32 gradi in modo che la fermentazione venga portata a termine regolarmente con estrazione dalle bucce e di tutto ciò che da struttura al vino. Con rimontaggi efollature si estraggono i polifenoli dalle bucce, la fermentazione dura circa due settimane seguita da macerazione dove l’alcool funge ancora da estrattore di sostanze dalle bucce. Dopo la svinatura viene fatto riposare avremo il deposito dei residui e con successivi travasi avviene l’illimpidimento. Rigorosamente invecchiato in botte per due anni e mezzo e un anno in bottiglia.
Oltre a un ottimo Chardonnay piantato contro il volere del padre che disse ‘io in quella vigna non metterò mai più piede‘, la loro forza sono i quattro cru di Barolo tre a Serralunga, il Parafada, il Margherita e la riserva Vigna Rionda e uno acquistato successivamente a Castiglione Faletto il Barolo Parussi.
Il Barolo Parafada ha una concentrazione straordinaria, vigna vecchissima comprata a sedici anni con la firma della madre, produce pochissimi grappoli. Il Barolo Margheria da terreni sabbiosi, più minerale e con tannini più morbidi, e il favoloso Barolo Vigna Rionda, una riserva che ha una grande complessità e lungo invecchiamento, matura tre anni in legno e due in bottiglia.
I Massolino non hanno mai smesso di fare Barolo in maniera tradizionale, ci hanno creduto e alla fine hanno avuto ragione.
Il gruppo di sommelier di Sommelierdellasera farà a breve una serata di degustazione e la condividerà con un successivo articolo.