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San Leonardo, un pezzo di Bordeaux in Trentino

  • San Leonardo, un pezzo di Bordeaux in Trentino


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Può capitare di passare in Trentino, magari salendo verso nord percorrendo la Vallagarina, lungo la strada che fiancheggia l’Adige, e notare in mezzo ai boschi comparire alcuni vigneti posti sui pendii più favorevoli. E fin qui niente di strano, perché in Italia la vigna è storicamente parte integrante del patrimonio agricolo di ogni regione, ma in pochi possono immaginare che lì, poco a sud di Rovereto, si trovi uno dei vigneti più vocati a produrre un grande rosso bordolese.

Si tratta delle vigne del San Leonardo, poste attorno ai 150 metri di quota, in un piccolo angolo che gode di una vocazione naturale alla coltivazione della vite. C’è una porzione di terreni ricca di ciottoli e ben drenata, lascito di un’antica diramazione del fiume Adige, dove oggi alloggiano viti diMerlot. Sui terreni leggermente più alti, fino ai 200 metri, dove i suoli sono a prevalenza sabbiosa, si coltivano invece Cabernet Sauvignon e Carmenère.

I vigneti sono circondati da boschi, e schermati dalle correnti fredde dall’imponente mole del Monte Baldo, e quotidianamente nel primo pomeriggio arriva la dolce e mite ventilazione dell’Ora del Garda, la tiepida brezza generata dal volano termico del lago. Si tratta di un piccolo angolo di paradiso, dove le viti trovano facili condizioni per maturare gradualmente, su terreni tendenzialmente povere e ben drenati.

la_nostra_storia_la_tenuta3Lunga e affascinante è la storia di questo luogo, che nell’anno mille vede l’insediamento dei frati crociferi, incaricati di evangelizzare la valle. Lì crearono un ospedale, la chiesa e, ovviamente, orti e vigneti. Nel 1400 il piccolo borgo diventa punto di sosta dei traffici commerciali tra Monaco e Roma, e si incentiva lo sviluppo della parte vitivinicola, essenziale per rifornire le osterie e i ristori. Nel 1646 si datano i primi documenti che attestano l’ingresso della famiglia Gresti nella proprietà della tenuta, che diverrà completamente loro nel 1770, ma col vincolo di mantenere la Chiesa. Al 1874 risale la costruzione di Villa Gresti, tutt’ora splendente edificio in stile Liberty, posto tra i boschi ed i vigneti. Il 1890 segna l’unione tra due nobili famiglie, col matrimonio tra Gemma Gresti con Tullo Guerrieri Gonzaga. E’ a questo cognome che si lega il nome e la storia recente della tenuta San Leonardo, e in particolare dei suo vini. Questo grazie al marchese Carlo Guerrieri Gonzaga, che nel 1957 va a studiare enologia a Losanna, e guarda caso il riferimento maggiore per gli svizzeri erano i vini di Bordeaux.

Terminati gli studi Carlo fece le prime esperienze in Toscana, operando come consulente enologico presso gli Antinori e al fianco del cugino Incisa della Rocchetta, all’epoca della nascita dei primi Sassicaia, ed è innegabile il peso di questa fase nel suo percorso. Nel 1970 alla morte del padre Carlo eredita la tenuta e la ridimensiona per fronteggiare le spese, mantenendo circa 30 ettari vitati, dove nel 1978 apporta le prime significative modifiche, piantando le prime viti di Cabernet Sauvignon, e contemporaneamente iniziando ad importare barrique dalla Francia. Ai tempi il vigneto consisteva in gran parte da Carmenère, coltivato a pergola trentina, ed erroneamente considerato cabernet franc. Nelle prime annate un’importante quota di uve Carmenère andava a costituire l’ossatura del San Leonardo, contribuendo fino al 50%, mentre oggi si utilizza ancora ma in quote attorno al 10%.

E’ del 1982 la prima bottiglia di San Leonardo, e tre anni dopo, nel 1985, Giacomo Tachis diventa enologo consulente per la tenuta, e lo rimarrà fino al 1999, mentre il cambio di millennio dà il via all’ingresso di Carlo Ferrini alla guida della cantina.

Dal 2015 è arrivata la certificazione biologica dei vigneti, che corona un rapporto di armonia tra lo splendido paesaggio naturale e lo sviluppo agricolo della tenuta.

20160129_235545Grazie alla passione e alla splendida organizzazione di due cari amici ho potuto esplorare il San Leonardo, vino di punta della tenuta, attraverso la degustazione di 8 annate, 4 della gestione Tachis e 4 dell’era Ferrini. nel tempo sono cambiate le percentuali di uve utilizzate, spostando la bilancia verso il Cabernet Sauvignon, oggi maggioritario, con circa la metà del blend, e affiancando Merlot, e Cabernet Franc, limitando il Carmenère ad una quota minoritaria. A livello enologico si svolgono fermentazioni alcoliche in cemento, quindi si va in barrique di primo, secondo e terzo passaggio, dove i vini restano dai 18 ai 24 mesi. Dopo l’imbottigliamento il San Leonardo riposa un ulteriore anno in bottiglia prima dell’uscita in commercio.

La verticale: San Leonardo 1986 – 1987 – 1997 – 1999 – 2004 – 2006 – 2007 – 2008

20160129_220546San Leonardo 1986. (50% carmenère, 30% cab. sauv., 20% merlot) Mantiene un bel tono rubino piuttosto trasparente, e apre al naso con ricordi di corteccia e tabacco, poi esce elegante su note di pomodoro maturo, cenno balsamico mentolato e cera d’api. Grande finezza nei profumi, che al passare dei minuti si rivelano sempre più complessi ed avvincenti su note terziarie di pellame, incenso, spezie. Bellissima la parte gustativa, dove tutto è in equilibrio, sorso fresco, stoffa morbida, tannino risolto, chiusura sapida, per allargarsi poi con dosata potenza, e un bel ricordo di pietra focaia. 90

San Leonardo 1987. Il colore appare appena più velato, il naso calca ancora note di pomodoro, tabacco fresco, cenere, frutto maturo e caramello. Al palato mostra note più ossidative, svela un ricordo ferroso, unito a frutto scuro maturo, e toni di caramella mou. Vino che è migliorato tantissimo all’aria, come guadagnando polpa e sapore man mano che acquistava ossigeno, rivelando indomita vitalità nascosta dietro una bella evoluzione. Anche qui netta la mineralità scura in chiusura di bocca. 87

San Leonardo 1997. (Cab. sauv. 60%, cab. franc 15%, carmenère 15%, merlot 10%). Vivo nelle note di frutto di mirtillo e mora, pennellato di pomodoro e inchiostro, con dolce spezia di vaniglia e cannella che fa capolino e un ricordo di peperone crescente man mano che si apre. Sorso pieno, completo, di bel volume ed eleganza, acidità vibrante, tannini ben domati e bocca ricca di sapore. 87+

San Leonardo 1999. Naso molto ben definito, con folata dolce di vaniglia che apre ad un bel bouquet di ciliegia, salvia, erbe aromatiche e carne cruda. Bocca dinamica e potente, grandi ritorni di bocca di pepe, more, sasso bagnato, con tannino ancora ben fitto e fine. 88

20160129_235630San Leonardo 2004. Si cambia gestione enologica, con Ferrini alla guida, e ci troviamo di fronte a vini anche decisamente più giovani. Netta l’impronta del passaggio in barrique, con vaniglia e tostature, nota alcolica frammista a un balsamico vivo, e note di china. Aprendosi svela note di geranio e peperone maturo. Il palato è più massiccio e ricco, bel centrato sul frutto rosso, di ciliegia, ma anche giocato su note piraziniche di peperone. Anche qui ben rifinita la fase tannica. Potente. 87

San Leonardo 2006. Annata più snella e fresca, che incede su ricordi di smalto, confetto, inchiostro e fiori viola. Sorso teso e vivo, nervoso ma elegante, meno volume e più dinamica. Acquista ricordi di sottobosco, chiude con finale di cenere e tabacco scuro.  88+

San Leonardo 2007. Annata rovente qui evidentemente mitigata dalle favorevoli condizioni della zona. La ciliegia è netta, ricamata da note di caffè, salvia e vaniglia. Il naso si esprime sempre più sul frutto acquistando ossigeno, mentre il sorso ha piena freschezza, giovane, pieno e polposo. 88

San Leonardo 2008. Ancora più marcata la giovinezza di questo vino, non troppo concessivo al naso, come in fase di chiusura, con caffè, vaniglia e orzo ad aprire su frutto scuro e vena vegetale matura. Succoso al palato, chiude sapido ma è il vino che appare più in debito di tempo. Forse come un grande Bordeaux, vuole almeno 10 anni per concedersi al meglio. 86+