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Miseria e nobiltà

  • Miseria e nobiltà

A volte il fato sa essere il migliore dei sommelier, sovvertendo schemi prestabiliti e sorprendendoci a tavola con piacevoli scoperte. E così potreste avere la fortuna di vedervi servito, durante una degustazione di vini, un piatto che sembra nato apposta per sposare quello che avete nel calice. Questa sorte è capitata a me ed un gruppo di amici, mentre stappavamo bottiglie di vecchie annate ospiti presso la Cantina di Via Firenze, storica osteria romagnola nel forlivese.

E nel calice stava dando il meglio di sé il Barbaresco Bricco Asili 1988 di Ceretto, sintesi di eleganza e nobiltà. Un cru leggendario di Langa che in annata ottima rende, a distanza di 27 anni, tutta la sua grazia, con tannino fitto e setoso, acidità vibrante, frutto e florealità ancora vive, di ciliegia e ibisco, con interessanti sviluppi terziari di balsami e accenni speziati. Bocca pulita e leggera, e invito goloso al sorso, in una dinamica che è quanto di meglio mi aspetto da un grande Barbaresco.

Come detto, la fortuna o un meticoloso piano del destino ha portato in tavola contestualmente uno splendido piatto di cotiche e fagioli. Già pare impensabile oggi, in un’epoca in cui impazzano Masterchef, cucine stellate e gastrofighetti, trovare un locale che ti serva questa pietanza della tradizione, semplice e povera, fatta di pochi ingredienti e tanta consapevolezza nel maneggiarli, perché come gli stessi grandi chef insegnano, i piatti più semplici sono proprio i più difficili da realizzare a puntino. E in questo caso davvero i complimenti alla cucina sono stati onesti e meritati, per fagioli teneri e cotti a perfezione, legati con giusta cremosità a dolci cotiche dalla consistenza scioglievole. Nessun eccesso di unto o grassezza, sapori ben equilibrati, e messo alle labbra il calice di Bricco Asili ’88 è scattata una scintilla tra i sapori, e la soddisfazione ha appagato il palato.

poster-miseria-e-nobiltaLa miseria di un piatto povero come cotiche e fagioli incontra la nobiltà di un grande nebbiolo di razza, e se ne vanno a braccetto, dimostrando che non serve necessariamente l’alta cucina degli stellati per godere e apprezzare al meglio i grandi vini.

E mi torna in mente una frase recitata da Felice Sciosciammocca (impersonato da Totò) nel film capolavoro Miseria e Nobiltà: “La vera miseria è la falsa nobiltà.”

Matteo Carlucci