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Emidio Pepe: la vitalità del Montepulciano

  • Emidio Pepe: la vitalità del Montepulciano

A volte riesci a cogliere pienamente un vino solo se conosci l’uomo che l’ha prodotto.

Arriviamo a Torano Nuovo in un tardo pomeriggio di fine aprile di due anni fa: giornata uggiosa, freschina, per niente primaverile. Presagio di un’estate che si sarebbe poi rivelata disastrosa.
L’agriturismo e’ deserto e ogni cosa e’ in silenzio, sembra che non ci sia nessuno ad aspettarci. Dopo aver girovagato per il cortile per alcuni minuti, decidiamo di aspettare e di goderci la vista della vigna di Montepulciano piantata a tendone che si distende proprio davanti a noi. Accanto al vigneto ci sono ulivi, alberi da frutto, l’orto e grandi querce.
Emidio Pepe compare dal nulla: è vestito da lavoro, ci guarda incuriosito e ha in mano un ovetto di cioccolato, quello con la sorpresa all’interno.
Le prime parole che ci rivolge sono in dialetto abruzzese e risultano per me incomprensibili, ma ben presto incominciamo a capirci e iniziano i sorrisi e le frasi pronunciate con saggezza e fierezza.
Confesso di aver avuto soggezione di lui:  ha un portamento elegante, occhi azzurri vivaci e uno sguardo che sembra sfidarti. Ho di fronte un uomo che non accetta la mediocrità, lo avverto subito.

Gli raccontiamo la nostra storia fatta di amicizia che ha come protagoniste tre donne che si sono conosciute grazie alla passione per il vino e che una sera, durante una cena, si sono imbattute nel suoMontepulciano d’Abruzzo 2009. Così tra un frutto ricchissimo, parole spese sulla mineralità di quel vino e il comune assenso sul suo carattere sopra le righe, decidiamo che dobbiamo proprio conoscere chi produce quella bottiglia. E arriviamo a quel momento.
Emidio inizia a mangiare il suo ovetto di cioccolato e ci porta subito a passeggiare in vigna: la nostra storia lascia posto al suo racconto.

Ci parla con risolutezza degli inizi a metà anni ’60 e della volontà di dimostrare che il Montepulciano è un vino da invecchiamento e non da bersi giovane; senza esitazione sottolinea come soprattutto in passato l’Abruzzo presentasse un divario qualitativo tra produzioni artigianali e grandi volumi dalla scarsa personalità, per cui i prezzi delle uve rimanevano in genere decisamente bassi da non consentire investimenti ai coltivatori.
Emidio a quel tempo è stato il primo a vendere le proprie bottiglie a prezzi molto più alti della media (basti pensare che negli anni ‘70 l’unico a vendere a cifre poco superiori era Biondi Santi) e percorrendo questa strada ai più incomprensibile, ha dimostrato di voler impostare un discorso nuovo e diverso.

Ci conduce in cantina e allora capisco pienamente la lungimiranza di un progetto avviato ormai da cinquant’anni: produrre vino senza utilizzare prodotti chimici. Non si utilizzano prodotti di sintesi nel vigneto, non si usano lieviti selezionati per far partire la fermentazione alcolica e non si aggiungono enzimi per favorire la genesi dei profumi. Sia in vigneto sia in cantina si utilizzano solo prodotti naturalicome cristalli di rame, zolfo di miniera e preparati biodinamici (il preparato 500 o cornoletame e il preparato 501 o corno silice).
Ancora oggi, Emidio e la sua famiglia rispettano antiche procedure di vinificazione: raccolta eseguita esclusivamente a mano con selezione dei grappoli, pigiatura effettuata con i piedi in vasca di legno per le uve bianche, diraspatura a mano in tini di legno per le uve rosse, fermentazione con lieviti naturali in vasche di cemento vetrificato, imbottigliamento a mano senza filtrazioni e per il Montepulciano invecchiato in bottiglia, decantazione manuale da una bottiglia all’altra prima della messa in commercio.
Emidio è convinto della scelta di utilizzare vasche di cemento, ci spiega che è un materiale che non spoglia il vino.

Il giorno successivo Rosa, la moglie di Emidio, ci coccola durante la colazione con torte e marmellate fatte in casa. Conoscere anche lei mi ha insegnato qualcosa di nuovo di quel Montepulciano: è in primis il frutto di autentiche relazioni familiari.

Successivamente a quell’incontro, abbiamo  degustato diverse annate del Montepulciano di Emidio Pepe e riconosco la loro variabilità e il fatto che non tutte mi abbiano convinto.
Tuttavia non potrò mai guardare a questa etichetta se non con rispetto e un pizzico di quella soggezione avvertita di fronte a questo energico produttore, ricordando ogni volta le parole con cui ci ha salutato al momento della nostra partenza:
“La vita è di chi se la prende. Prendetevela tutta.”

P.S. Per chi desiderasse approfondire, mi permetto di consigliare il libro “Manteniamoci giovani. Vita e vino di Emidio Pepe” di Sandro Sangiorgi – Porthos Edizioni.

Elena  Sommelierdellasera