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Viaggio alle pendici del Vulture “L’Aglianico di Elena Fucci”

  • Viaggio alle pendici del Vulture “L’Aglianico di Elena Fucci”

Siamo nella zona del Vulture in provincia di Potenza, Basilicata,

Il Vulture è un vulcano  spento, costituito da strati di depositi  prodotti dall’attività esplosiva, e strati di lava. La formazione di una caldera di forma grossomodo circolare che  ospita i laghi di Monticchio, il Lago Maggiore  e il Lago Minore. Prima la visita al vulcano spento per poi dirigerci in una casa di campagna  alle porte di Barile,  che custodisce la storia della famiglia Fucci e da 16 anni, la storia di uno dei vini più prestigiosi dell’enologia lucana: Titolo, dal nome dell’omonima contrada.

Ci accoglie Elena Fucci che già conoscevamo, perchè ci aveva onorato di una  visita improvvisa e non ufficiale in sede, una ragazza minuta ma decisa.

Chi è Elena?  Una figlia che decide di fare vino da un appezzamento di 7 ettari che doveva essere venduto, una decisione che le avrebbe cambiato la vita facendola dedicare alla nascita del suo vino, Il Titolo rigorosamente di Elena Fucci .

Due numeri per capire cosa sia  riuscita a creare .  Robert Parker gli da 97 punti nell’annata   2004  , 96 punti al suo 2000 (che in amicizia ci ha fatto assaggiare), mai sotto i 91 punti anche in annate come il 2002. Miglior Aglianico d’Italia per l’Espresso 2014.  Per il Gambero Rosso Gran Cru d’Italia 2005.

BIBENDA, n. 18 – 2005 “…Il suolo derivante da lave da forza, struttura, quello legato al tufo eleganza e finezza nei profumi…”
Elena ci accoglie e spalle alla cantina ci mostra la sua vigna. Il suo appezzamento tutto a terrazze è fatto da  vigneti che vanno dai 55 ai 60 anni e alcuni anche 70,  piantati nel 1998,  e quelli piantati  nel 2002 esclusivamente  con marze materiale genetico del vecchio . Nel 2000 dopo la laurea in enologia e viticultura decide di iniziare la vinificazione, i vigneti sono tutti di Aglianico del Vulture dal quale si produce un solo vino, il Titolo.
In cantina dove la nuova struttura nasceva come un ampliamento della cantina vecchia, viaggiando e conoscendo, decide con suo marito Andrea di convertirla in bioarchitettura con impatto ambientale zero e a risparmio energetico, con materiali di recupero e riciclo. Una piccola azienda che produce 25.000 bottiglie dove potrebbe arrivare a produrne 60.000 e che punta all’altissima qualità senza acquistare vino da nessuno.
Certificazione biologica dal 2004 anche se non dichiarato in etichetta, questo  perchè si dissocia totalmente da quelle che sono le nuove normative europee, dove sono stati inseriti prodotti che prima non si potevano usare e che ora, siccome il biologico èdiventato una moda ed è in mano a grandi aziende, vengono inseriti.
Nulla deve intaccare la filosofia del Titolo, dove ancora si legano i tralci con la ginestra e si usano materiali plastici rigorosamente biodegradabili derivati dal mais. Non si usano concimi chimici, i prodotti usati in vigna sono solo rame e zolfo. In cantina tutta la struttura è a doppia intercapedine con griglie di tubi che corrono sotto al pavimento e nei muri, dove fanno scorrere aria velocemente e creare un effetto  termico che isola il tutto, sotto due metri di profondità di vespaio ciotoli più o meno grandi perchè non venga ceduta umidità.
Sul tetto verrà messo il verde tutto giardino servirà come isolamento , già visto nel nostro viaggio a Bordeaux in alcuni Chateaux.
La temperatura che sentiamo nella cantina viene ottenuta naturalmente e si mantiene sia d’estate che d’inverno, questo gli permette di non intervenire con macchinari.
La vendemmia avviene molto tardi fine ottobre inizio novembre quindi l’uva arriva in cantina a 8/10 gradi questo permette alla fermentazione di non partire subito, siamo in un sud dove nevica tutti gli inverni e fa freddo.
Una parte del muro mostra i vari strati del terreno composto da lava, lapilli, ceneri, intervallati da strati marroni di argilla fasi di stasi del vulcano, ecco la forza del territorio l’acqua viene drenata tra strati di lava, ceneri e lapilli e isolata dagli strati di argilla, permette alla vite di non andare mai in stress idrico perchè l’argilla fa da contenitore di acqua.
Famoso il vulture per le sue acque minerali.
Assaggiamo il 2013 annata fresca, grande mineralità, veramente splendido, lo definisco intrigante da scoprire ora e nell’evoluzione, il 2014 annata difficile, ma quel poco prodotto è di elevata qualità, l’annata 2015 sarà una annata splendida e la aspettiamo impazienti.
Il suo vino viene esportato per il 70% nel mondo e solo il 30% in Italia.
Ne mondo si  scopre che con 20/30 euro si possono bere grandi vini, senza spendere   dieci volte tanto, esempio con i francesi.
La forza di una piccola grande donna, decisa, forte e penetrante come il suo vino, ma allo stesso tempo carica di femminilità e sensualità.  che ci svela  la sua passione nascosta per lo  champagne.
Concludiamo la visita sempre più convinti che la Basilicata seppur dimenticata e sfruttata, ha  ancora molto da mostrare soprattutto  nel settore che più ci interessa  il vino.